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Amarcord | Jeda: «Il Crotone ha dato slancio alla mia carriera»

Michele Affidato- Banner News

Amarcord | Una stagione vissuta intensamente, un torneo che ha regalato grandi emozioni ai tifosi del Crotone, con quel sogno dell’approdo in Serie A sfumato ad un passo dalla prima e per certi versi “storica” qualificazione ai Play-Off.

Uno dei protagonisti di quella magica annata di Serie B 2005-2006 sotto la guida del tecnico Gian Piero Gasperini è stato l’attaccante Capucho Neves Jeda, ricordato non solo per le sue giocate ma anche per il coro a lui dedicato: “A Torino Vieira, a Milano Kakà a Crotone abbiamo Jeda”. Non dimentica questo anno fantastico la sua carriera l’ex talento brasiliano dei rossoblù, oggi commentatore e opinionista per grandi emittenti televisive nazionali.

Una stagione al Crotone, intensa e ricca di successi. Che ricordo conservi di quell’annata?

«Mi trovavo al Vicenza e in quella stagione chiesi la cessione alla società, dal Nord italia mi sono così spostato al Sud arrivando a Crotone, negli ultimi giorni di mercato si riuscì a concludere l’operazione».

L’arrivo in rossoblù ha rappresentato un trampolino di lancio per la carriera ad alti livelli.

«Sicuramente, ho accettato di venire a Crotone proprio per dare vita ad un’annata nella quale fare bene. Posso dire di esserci riuscito a pieno, sono ancora oggi felice e soddisfatto della scelta. In rossoblù ho avuto modo di lavorare con un grande tecnico come Gian Piero Gasperini che veniva comunque dalla guida della Juventus nel settore Primavera, ho avuto modo di lavorare anche con un altro grande come Mimmo Borelli».

Si sarebbe aspettato questo loro salto di categoria?

«Sinceramente era difficile da prevedere ma credo che c’erano già le basi in quella stagione per capirlo. Gian Piero Gasperini è un tecnico pignolo, non fa mai le cose tanto per farle, è un maestro di calcio, riesce a lavorare con i giovani ma anche a fare capire le sue idee di gioco ai più esperti. Non è un semplice allenatore è un costruttore di gioco, ovviamente secondo le sue idee, i risultati gli hanno dato ragione».

Motore dei successi è Mimmo Borelli.

«Si, certamente. Quando sono venuto a Crotone era essenzialmente un preparatore arrivato dall’esperienza scolastica, cosa che in una squadra di professionisti può lasciare spiazzati. Invece ti faceva lavorare tanto, correre e faticare. Gli allenamenti erano duri ma alla fine sapevi che tutto quel lavoro ti sarebbe servito in gara per fare del tuo meglio. I risultati gli hanno dato ragione e ancora oggi gli danni ragione».

Di quell’annata cosa ricordi?

«Tutto, i tifosi, le vittorie, anche le sconfitte. Ricordi di avere giocato tutte le gare, le 15 reti siglate in particolare quelle contro il Catania. Ne ho fatte tante e tante di buona fattura».

La città ti è rimasta nel cuore…

«Si, come dimenticarla. E’ una piccola città ma riesce sia a farti lavorare che a farti vivere bene. Poi c’è il mare, io abitavo in zona lungomare in direzione di Casarossa e vedere questo spettacolo ogni mattina faceva emozionare sempre». Continui a sentire qualche tuo compagno di quell’annata?

«Sinceramente poco, è capitato con Galardo e mi sono giunti di recente i saluti di Scarlato».

Ti saresti mai aspettato, memore di quell’annata, un Crotone in Serie A?

«C’erano le basi, la famiglia Vrenna e i presidenti sanno fare calcio. Loro mi hanno trattato benissimo, ringrazio ancora la società e i tifosi per il grande affetto che mi hanno dato in quella stagione».

Hai smesso di giocare da alcuni anni, ora ti occupi di commentare e dire la tua opinione in Tv. Hai mai pensato di rimanere nel calcio o tornare a Crotone?

«Tornare? Non c’è stata occasione. Lavorare nel mondo del calcio si, anche in uno staff come vice. Sarebbe bello, sarebbe un proseguire un percorso di carriera. Poi mai dire mai, anche con il Crotone sarebbe ancora più bello».

L.V.



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