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EDITORIALE

#CrotoneFoggia – L’Editoriale: Riempiamo lo Scida di orgoglio e passione

Michele Affidato- Banner News

L’Editoriale – Io ho pianto soltanto quattro volte per il Crotone.

La prima, la ricordo ancora come se fosse ieri, è stata a sei anni quando, per la prima volta, sono entrato allo Scida. Ero piccolo lo so, ma entrare in quello stadio, con quel magnifico tifo, mi sembrava di essere al Maracanà. Era lo Scida antico, era il tempo di “zii mi fate trasire”, quello stadio con la tribuna ancora con i tubi innocenti e le assi di legno, ma era uno stadio colmo di passione, di tifo, di amore verso i nostri colori: quel rossoblù che non rappresenta soltanto la squadra di calcio, ma un’intera città.

A Lecce ho pianto di nuovo, non tanto per la promozione dalla C2 alla C1, conquistata contro il Benevento, ma quanto perchè abbandonavamo i campi impolverati per entrare nel calcio che conta. Crotone smetteva di essere piccola provincia del sud e cominciava a trasformarsi in una giovane realtà calcistica nazionale. Eravamo diecimila crotonesi, in terra pugliese, a sostenere la nostra squadra e, come sempre, i nostri colori.

Ho pianto a Milano, quando per la prima volta siamo entrati a San Siro, per giocare la Coppa Italia contro il Milan. Prima ancora della promozione in Serie A, mettevamo piede in un “tempio del calcio”, e il piede ce l’abbiamo messo con tutta la scarpa e gamba annessa. Eravamo più di sei mila a cantare allo Scida “Chi sono gli ospiti”. Crotone con quella partita entrava finalmente nell’Olimpo del calcio, ingresso poi ufficializzato a fine stagione con la promozione.
L’ultima volta ho pianto allo Scida, Crotone Lazio, ultima gara di campionato, si giocava per la salvezza in Serie A, ma la nostra vittoria poteva non bastare, serviva il classico miracolo calcistico con l’Empoli che doveva perdere contro il Palermo già retrocesso. E quando è arrivata la notizia del gol dei rosanero e della salvezza, lo scida, pieno come un uovo, è esploso di gioia. Crotone restava tra gli dei del calcio. La mia città, la nostra città avrebbe fatto un nuovo giro tra le grandi d’Italia.

Ho pianto quattro volte, e togliendo la prima, che comunque ha suscitato quella scintilla d’amore che oggi è un vero e proprio fuoco indomabile, le altre volte ho pianto perchè Crotone, la città di Crotone, il territorio di Crotone, la provincia di Crotone si innalzava alla gloria conosciuta solo nell’antichità, ai tempi di Kroton, con Milone e Phaillo, quando l’ultimo dei krotoniati era il primo tra i greci.

Oggi come allora è lo sport ad essere il nostro motore di sviluppo.

Quest’anno abbiamo ritrovato stadi impolverati, forse anche peggio di quelli che avevamo abbandonato tanti anni fa, abbiamo ritrovato una dimensione, quella della Serie C, che ci va stretta, che non è la nostra, che non può essere quella del Crotone e di Crotone.

Ed io questi stadi e questa dimensione non voglio più viverli, voglio tornare lì dove ci spetta stare, voglio tornare nel calcio che conta.

Questa non è una città di Serie C.

Noi abbiamo orgoglio scolpito nel nostro dna, qualche volta lo dimentichiamo, calati come siamo nella quotidianità, qualche volta lo rimuoviamo perchè sommersi in un mare di problemi che sembrano non conoscere mai soluzioni, ma, comunque, resta dentro di noi.

E ci sono serate come quella di domani, in cui questo orgoglio deve uscire di nuovo fuori.

Abbiamo una squadra di qualità, nessuno lo discute, ma è una squadra che ha alcune fragilità, e nei momenti di debolezza questa squadra invoca il suo pubblico, che poi altro non è che la sua vera e unica forza.

E allora, domani sera, riempiamo lo Scida con il nostro orgoglio, riempiamo lo Scida con la nostra passione, riempiamo lo Scida con quel rosso e quel blu che rappresentano la nostra identità.

Vi aspetto allo stadio per poter gridare tutti insieme, ancora una volta: Avanti Squalo!

Antonio Gaetano



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