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Amarcord | Matteo Colucci: «Giocare a Crotone è stato un grande onore»

Michele Affidato- Banner News

Un calciatore che ha sposato la causa rossoblù in ambito sportivo e nella vita di tutti i giorni, un ragazzo diventato uomo che ha lasciato ricordi nei nostalgici di un calcio fatto di passione e sentimenti, emozioni e quotidianità. Si tratta di Matteo Valentino Colucci, uomo a tutta fascia che ha militato con la casacca del Crotone in tre differenti momenti della sua carriera: nel 1976, Serie C, nel 1978 in Serie C2 ed infine nel biennio 1986-1987 con due tornei disputati tra Interregionale e Serie C.

Come nasce questa parentesi fortunata e felice al Crotone?

«Ho iniziato la mia carriera nel mio paese in Sicilia, poi ho seguito la trafila del settore giovanile al Modena prima di giungere nella stagione 1976\1977 a Crotone sotto la guida del tecnico Gianni Corelli. In Calabria, possiamo dire che è iniziata la mia vera e propria carriera da professionista».

Proprio il primo torneo in rossoblù ha rappresentato molto per l’ex difensore.

«Nel 1976\1977 la squadra era ricca di talenti, c’erano calciatori importanti per la categoria. Si giocava in Serie C, girone unico, e noi avevamo in rosa gente come Piras, Bonni, Gravante e Candelli.. Quella squadra oggi farebbe bella figura anche in tornei più importanti. Ricordo con affetto la prima stagione perchè il Crotone poteva anche vincere il campionato ma alla fine arrivammo terzi, era l’annata che vedeva la presenza del Bari della famiglia Matarrese, ci furono anche degli arbitraggi discutibili con dei rigori altrettanto dubbi dati ai biancorossi».

Passano gli anni ma il legame con la città resta indelebile.

«Sicuramente. Io ho avuto il piacere di essere sposato con una crotonese, ho un grande legame con la città sia per ricordi professionali che affettivo. Quando vengo sono sempre trattato bene. Per un pò di tempo ho anche collaborato con la società, erano gli anni con Massimo Drago in panchina, andavo a seguire le gare in Sicilia, è stata una bella esperienza e posso dire che sia la società che i tifosi si sono sempre messi a disposizione».

Un difensore con il vizio del gol, in una carriera che ha visto diverse volte la rete gonfiarsi dopo conclusioni vincenti.

«Diciamo che io sono stato un calciatore a tutta fascia, non disdegnavo andare al tiro ma anche battere calci d’angolo e punizioni. Ho siglato diverse reti, forse oggi si è persa la qualità dell’andare a curare la fase offensiva, c’è tanto tatticismo e poca concretezza».

Ha mantenuto legami con qualche compagno di squadra?

«Certamente, un tempo c’era solo il telefono per sentirsi, oggi con la tecnologia si può stare maggiormente vicini. Sento molti degli ex compagni di squadra, con affetto e amicizia».

Che ricordo conserva della città?

«Bellissimo. Posso dire che Crotone è cambiata sotto l’aspetto urbano ma è rimasta immutata per bellezza. Una volta c’era poco, diciamo che c’era solamente il calcio. Oggi non c’è grande scelta però il territorio ha cercato di voltare pagina, poi si sa esistono sempre delle difficoltà».

Una città che permetteva ai calciatori di vivere tranquillamente.

«Sicuramente, soprattutto c’era la quotidianità. Uscivi a fine gara e vivevi il territorio, le persone e le amicizie. Oggi gli atleti sembrano chiusi in sè stessi e non vivono l’ambiente».

Dei tifosi cosa ricorda invece?

«Posso dire che mando un grosso abbraccio a tutti ancora oggi. Quando sono venuto in città sono stato riconosciuto e ringraziato per quanto fatto da atleta. Crotone può contare su un grande supporto e ottimi tifosi».

Da Crotone all’Australia.

«Si, sono stato uno dei primi e uno dei pochi ad avere anche vinto due titoli e disputato altre finali. Ho vestito la maglia del Marconi ma il cuore è rimasto al Crotone. Un messaggio alla città e ai tifosi? «Li porto sempre nel mio cuore».

L.V.



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