
Una passione che nasce da lontano e che è proseguita di stagione in stagione dai campetti impolverati fino alla massima serie. A parlarne è il tifoso rossoblu Francesco Parrotta.
Come nasce la tua passione per il Crotone?
“Ho vissuto ben 27 anni a Crotone pur non essendoci nato e anche non vivendoci più, sono un Crotoniate, con il rossoblu nel sangue, che già da ragazzino andava all’Ezio Scida a vedere gli eroi di allora; da Giobbio a Bertuzzo, da Marullo a Frisenda, da Pitino e Crucitti a Infantino e Colucci, passando per Garzieri, De Paola e Calabretta. Poi quando tutto sembrava finito, negli anni 90, invece, è iniziata la vera epopea dello squalo e lì, quell’amore spezzato dal mio allontanamento a Crotone si è rinnovato ed è accresciuto anche nella malinconia di non poter più vivere quella che da sempre sento come la mia città, la mia vera terra d’origine. Conservo ancora la gran parte dei biglietti delle partite del Crotone dal 1983/84 in poi; oltre 200 partite di cui la gran parte vissute in curva, anche con impegno attivo”.
Qual è il tuo giudizio su questo campionato dei rossoblu?
“Un campionato complicato, che per componenti diverse e incontrollate è diventato estremamente difficile. Non è difficile capire che, nessuno è esente da colpe; per la situazione ingeneratasi. Dai calciatori, al pubblico in genere, dalle sospette e continue disattenzioni degli arbitri e da una perseverante sfortuna che ci perseguitati per l’intero anno solare appena passato; in particolare. La società che ha confermato un gruppo di calciatori, senza confermare l’allenatore che l’aveva assemblato ine non ha capito che, l’allestimento della squadra, era incompleto per numeri e soprattutto nella copertura dei ruoli; tra l’altro rimangiandosi, alla prima difficoltà, l’unica scelta vera e coraggiosa che era stata fatta, quella sull’allenatore; la stampa (o comunque la gran parte di essa) che, con valutazioni e analisi profondamente superficiali ed emozionali, ha creato pressioni abnormi ad un gruppo che doveva essere lasciato tranquillo a lavorare e ha sempre difeso i calciatori a costo di andare duro sull’allenatore, che era il meno responsabile; Stroppa che ha aspettato troppo a sbattere i pugni ed a rinfacciare, a chi doveva, di essere “Eunuco”; con il suo l’ulteriore aggravante di non avere avuto il coraggio di mettere prima fuori rosa “i disturbatori” (anche se di questo non sapremo mai se è stato chiesto, senza che la società prendesse conseguenziali provvedimenti, di Oddo che in più di due mesi di lavoro, non ha inciso in nessun modo per invertire la tendenza. Ma mai come quest’anno un grosso plauso va a Peppe Ursino, per come ha saputo tenere i nervi saldi e
conseguenzialmente avere la necessaria lucidità nelle scelte decisive, dettate dagli ostacoli paratisi nel corso della stagione. Da lì il passo indietro con il ritorno a Stroppa, con la modifica della rosa tenendo conto delle esigenze dello studio stesso tecnico; interventi sul mercato mirati e comunque sempre con l’occhio al bilancio, al fine di centrare l’obiettivo di questa stagione e porre le basi per riprendere il discorso nel prossimo campionato”.
Chi ti sta impressionando e chi ti sta deludendo dei calciatori in rosa?
“Facile dire Benali nei commenti positivi, il suo infortunio lo scorso anno ci è costato probabilmente la permanenza in A; giocatore dai numeri di altra categoria e soprattutto anche bello a vedersi, oltre che dannatamente efficace. Non va però mai dimenticato Alex Cordaz, che ci ha abituati così tanto bene, che quando gioca restando nella normalità, ci fa storcere il muso. Un ottimo impatto l’ho avuto anche con Pettinari, tornato giocatore maturo; mi ha molto ben impressionato nelle due partite fin qui giocate. Mi hanno deluso quei calciatori che alle difficoltà non hanno saputo reagire e, anziché, affrontare la sfidasA ono scappati a testa bassa. Non è un comportamento che i ragazzi della Curva Sud, prima ancora della città tutta meritavano”.
La squadra è reduce da quattro risultati utili, cosa c’è da aspettarsi nella sfida col Pescara?
Mi aspetto quello che mi aspettavo all’andata: una squadra che, come ha appena fatto a Verona, faccia la sua partita e dimostri la maturità di cui è dotata. Mi aspetto una squadra che giochi con il cuore e che punti a conquistare il cuore dei tifosi insieme ai tre punti in palio. Serve la vittoria, serve una dannata vittoria nel nostro catino, per ridare l’entusiasmo alla gente RossoBlù e far tornare l’Ezio Scida un fortino inespugnabile come è sempre stato. Ed attenzione la mia non è una speranza, ma è lo step successivo per una squadra che sta crescendo a vista d’occhio da cinque partite a questa parte, e sembra essersi messa definitivamente alle spalle i mal di pancia. La recente tradizione positiva con gli abruzzesi tra le nostre mura deve essere da sprone a puntare decisi all’intera posta in palio. Importante sarà la pressione che verrà dagli spalti, soprattutto facendo pesare sulla terna arbitrale gli innumerevoli e ripetuti orrori arbitrli che stiamo subendo da oltre un anno a questa parte. Quelli come noi esistono e sopravvivono solo finché credono in se stessi. Ecco perché le polemiche e le reciproche accuse non devono far parte del nostro bagaglio culturale”.
Riuscirà il Crotone a conquistare la salvezza?
“Spero e credo di sì. La salvezza dovrebbe essere (nella più prudente previsione) intorno ai 40/41 punti; la I proiezione con la media punti della gestione Stroppa, ci dovrebbe portare da qui alla fine a 41/43 punti; non ti nego, però, che io continuo a sperare nell’exploit di una squadra, che ritrovata la tranquillità, una volta fuori dalle sabbie mobili, possa regalare al popolo dello Scida un finale di campionato di gioie e soddisfazioni, magari, perché no, ponendo basi solide all’avventura del prossimo anno, quando, ne sono sicuro torneremo protagonisti positivi nel panorama calcistico nazionale”.
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