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Crotone | Dal calcio al settore farmaceutico: la nuova vita di Antonio Caputo

Michele Affidato- Banner News

Crotone | Cinque stagioni vissute intensamente, portando a segno gol fondamentali per la scalata al grande calcio da parte del Crotone. Un “bomber” per ogni categoria, abile a farsi trovare pronto nel momento giusto. L’attaccante Antonio Caputo ricorda ancora con affetto i campionati vissuti con i rossoblù, le battaglie e le gioie rimaste scolpite nel suo cuore. Conclusa la carriera da calciatore si è dedicato all’attività di famiglia e oggi a Crotone lavora con la Farmacia Caputo, un’attività nota della città.

Dal calcio giocato all’attività di famiglia. Come è nata questa esperienza lavorativa?

«Il passaggio dal calcio al mondo lavorativo è coinciso, sedici anni fa, con un investimento fatto dalla mia famiglia. Abbiamo rilevato una farmacia e operiamo ormai da diverso tempo».

A cambiare è stato il ritmo di vita, le esigenze e le attenzioni.

«C’è sicuramente uno stress maggiore, anche il tempo portato via è tanto. Ovviamente si affronta tutto con positività ed entusiasmo».

Una scelta giusta, anche a distanza di molti anni.

«Sono soddisfatto. Non è stata una decisione presa senza valutare i rischi. Mi sono trovato in questa nuova avventura insieme alla mia famiglia. Mi trovo bene, l’attività va bene, siamo conosciuti in città e i crotonesi rispondono nel migliore dei modi».

In farmacia si entra per comperare i prodotti di cui si ha bisogno, poi si passa a parlare di calcio.

«Si, capita anche questo. Non manca l’occasione per ricordare i vecchi tempi. Io conosco quasi tutti, chi più chi meno, incontro le persone e si parla. è rimasto sempre un forte legame con la città.  Sono sposato anche qui a Crotone, quindi sono parte integrante dei cittadini e dei tifosi».

Alcuni legami, a distanza di alcuni anni, sono rimasti con ex compagni dell’avventura rossoblù.

«Sono molto amico di Gino Porchia, ci sentiamo e vediamo tutt’ora essendo lui anche a Crotone. è capitato che sia venuto qui Antonio Divella a trovarmi, ci siamo visti anche con Ivan Moschella e con Vito Grieco. Abbiamo anche giocato a volte a Padel di sera, qualche partita. Con gli altri che stanno fuori è invece difficile».

Lavorare nella città di Crotone ha pregi e difetti.

«Qui mi sono sempre trovato bene, sia come calciatore che come lavoratore. Lavorativamente registriamo un bel riscontro, sportivamente nelle annate disputate con gli squali abbiamo ottenuto dei bei risultati».

Lasciato il Crotone in Serie C, negli anni gli squali hanno raggiunto la B e la Serie A. Ora si ritornerà al passato…

«C’è il dispiacere per la situazione attuale della squadra. In tre anni si è passati dalla Serie A alla terza serie, fa male alla città e ai tifosi, è un brutto colpo».

Un torneo che è cambiato, rivoluzionato, rinnovato.

«La Serie C è un torneo particolare. Io ho dei ricordi nitidi di quelle stagioni, il torneo attuale è diverso da quello disputato in prima persona. Ora, se non si arriva primi, si viene a disputare un campionato nel campionato con i Play-Off allargati che non permettono di fare previsioni».

Tante componenti vanno ad incidere, variabili non programmabili in estate.

«C’è da tenere conto dell’aspetto fisico, della stanchezza, della fortuna che non guasta mai e non sempre gira dalla propria parte. Anche allestendo squadre importanti rimane tutto un rebus».

Un bel ricordo è quello conservato da suoi tifosi, una componente importante in campo e fuori.

«Il dodicesimo uomo è sempre fondamentale. Crotone ha avuto sempre un grande tifo. Ci hanno sempre sostenuti. Poi con la nuova realtà di Crotone, la presenza di uno stadio molto grande per la categoria come l’attuale “Ezio Scida”, avere i tifosi in gran numero potrebbe fare la differenza».

Per un Crotone che tornerà a giocare in terza serie servirà una squadra allestita con determinati criteri.

«Servirà la giusta amalgama. In Serie C l’esperienza è sicuramente importante ma non puoi allestire un gruppo fatto solamente di gente esperta. C’è bisogno anche di giovani, quelli che fanno vedere che possono crescere ed essere utili alla causa».

Giovani e più esperti insieme per un’unica causa.

«Un “mix”, quello che nel corso degli anni ci ha abituato il Crotone ad allestire. Importante è anche la guida tecnica, vedremo cosa si potrà fare. Il Crotone ora sta lavorando, ci sarà il ritorno, si faranno le opportune valuazioni».

Lo spirito giusto può fare la differenza al netto delle doti tecniche.

«Noi eravamo una famiglia, facevamo gruppo. Ci frequentavamo in campo per lavoro ma anche fuori dal rettangolo verde. Ci aiutavamo l’uno con l’altro. C’erano elementi giovani come Giampà ma anche esperti come Tortora».

Appesi gli scarpini al chiodo rimane sempre la passione per il mondo del calcio, anche se da tifoso.

«La passione per questi colori, per questa squadra per me importante rimane sempre. Non si può negare».

Ora una nuova vita, con tutt’altra attività nel settore farmaceutico.

«Una scelta che sono felice di aver fatto. Non mi pento di questa avventura. Aspetto chiunque voglia passare da noi per scambiare anche solamente due parole in amicizia. Fa sempre piacere parlare dei bei ricordi, delle vittorie ottenute e rimarcare le annate che hanno portato il Crotone dai piccoli campionati fino alla Serie C. Sono tanti i tifosi che ricordano quelle sfide, noi calciatori, interpreti di quelle annate non abbiamo fatto altro che dare il nostro umile contributo».

L.V.



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