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#BolognaCrotone | Editoriale: È arrivato il tempo di tirare fuori la crotonesità
Quando il gioco si fa duro i duri devono cominciare a giocare. Ed il gioco si è ormai fatto duro! Sono molto preoccupato, non lo nascondo. La situazione di classifica non è per nulla piacevole, anzi… Non solo perchè ci ritroviamo ultimi, cosa che poteva anche essere messa in conto, ma per come ci stiamo trovando ultimi. Sono preoccupato anche perchè le squadre che, ad agosto, dovevano essere le nostre dirette concorrenti, oggi, sono molto in alto. Spezia e Benevento sono partite bene, hanno già messo fieno in cascina e hanno lasciato dietro squadre storiche come Fiorentina, Udinese, Parma, Torino e Genoa. Ed onestamente non credo che a maggio queste squadre saranno ancora tutte coinvolte nella lotta per la salvezza. Ecco perchè penso che la nostra corsa stia diventando veramente difficile. E domani a Bologna abbiamo un occasione per invertire l’andamento.
Ma per cogliere quest’occasione qualcosa nella squadra deve cambiare. I nostri ragazzi giocano bene, hanno qualità, tentano sempre di fare la partita senza mai buttare via la palla. Ci vuole qualità, coraggio, consapevolezza e determinazione per giocare così. Qualità che ritrovo nel gioco del Crotone, gioco che va in crisi soltanto quando ci avviciniamo all’area avversaria, quasi come se avessimo paura. E questa è la cosa che non comprendo. Non capisco perchè manchiamo nell’ultimo passaggio, eppure i nostri centrocampisti hanno qualità da vendere, anche le due ale, Reca e Pereira, sanno mettere la palla, ma tutto questo sembra non bastare.
Un bel problema, e non invidio proprio mister Stroppa a cui tocca risolvere questo rompicapo. Io posso solamente lanciare il mio solito incitamento soprattutto ai nostri attaccanti: a Simy e Messias, a Riviere, Dragus e Siligardi. Loro possono fare la differenza ed essere la nostra arma vincente. Domani si gioca a Bologna e voglio la vittoria, anche perchè Bologna, per noi crotonesi, è una partita particolare, è la trasferta in cui ci sentiamo più a casa, perchè la nostra comunità ha messo radici in quella terra e il Dall’Ara, per noi, è un po’ l’Ezio Scida. In campo, oggi, dobbiamo dare qualcosa in più per la società, per la squadra stessa, per la città, per i tifosi, e anche pensando ai nostri emigrati in terra romagnola.
E quindi non mi resta che dire ancora una volta: Avanti Squali
Antonio Gaetano
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