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Amarcord | Pierluigi Borghetti: «Crotone è stata la città della mia maturazione»

Michele Affidato- Banner News

Amarcord | Quattro annate con la maglia del Crotone sulla pelle, una parentesi, forse la più importante della sua carriera, che lo ha visto calcare i manti erbosi della cadetteria e della Serie C, conoscendo la gioia della promozione, le delusioni della retrocessione e le difficoltà di una società che ha saputo rinascere e ritornare in cadetteria.

Si tratta dell’ex difensore Pierluigi Borghetti, che oggi ha lasciato il mondo del calcio.

«Sono arrivato in Calabria dopo alcune stagioni disputate in Serie C1 con il Lumezzane, sopratutto nell’ultima ho giocato molto collezionando 34 partite. A dire la verità sarei dovuto andare al Palermo, poi però arrivò la chiamata del Crotone tramite la richiesta del diesse Beppe Ursino e tramite il mio procuratore si è concretizzato questo trasferimento».

Una piazza, quella di Crotone, sconosciuta “calcisticamente” all’ex difensore.

«No, non conoscevo l’ambiente rossoblù, ero molto giovane, venivo da soli due anni di professionismo al Lumezzane. A influenzare la mia scelta possiamo dire che sia stato il fascino del salto di categoria, una Serie B che non avevo ancora disputato e che mi avrebbe fatto piacere affrontare».

Diverse annate, ma una in particolare è rimasta nei ricordi di Pierluigi Borghetti.

«Direi in assoluto la prima stagione, c’era un gruppo veramente bello. Lo staff e la squadra ti coinvolgeva veramente in tutto, come tecnico c’era Gian Piero Gasperini il quale mi ha dato tanto. Nel corso degli anni abbiamo visto che strada ha fatto e già all’epoca esprimeva un bellissimo calcio. C’erano poi tanti giovani, sopratutto calciatori arrivati dal settore Primavera della Juventus che negli anni ha venire hanno disputato da protagonisti annate in Serie A. Il “Gasp” non guardava in faccia nessuno, potevi essere un giovane o un calciatore più esperto ma se meritavi di faceva giocare».

Delle annate vissute in Calabria il legame con gli ex compagni è andato gradualmente scemando per via della lontananza.

«Diciamo che sento ogni tanto Nello Russo, essendo lui di Milano e io di Brescia e ogni tanto capita di sentirci ancora, lui lavora da diversi anni nello staff dell’Inter. Con gli altri qualcosina, qualche messaggio, diciamo che non ho mantenuto grandi rapporti».

La città è rimasta comunque nel cuore.

«La città anche in quegli anni era bella, piccola, ma ti lasciava vivere e lavorare con tranquillità. Ti sentivi “calciatore”, porto un bellissimo ricordo di quegli anni perchè sono stati quelli della mia definitiva maturazione».

Alcuni luoghi sono stati i prediletti dalla squadra di quegli anni.

«Diciamo che abitavamo praticamente tutti a Casarossa, ricordo che dopo le partite eravamo soliti andare a mangiare la Pizza al The Maida o a cena al Lido degli Scogli. Ci muovevamo di “squadra” andavamo spesso con le famiglie».

Oggi, conclusa la carriera di calciatore, la vita è cambiata.

«Diciamo che non sono rimasto nel mondo del calcio, non c’è stata opportunità, ma non escludo laddove ci fosse possibilità di farci ritorno. Cosa faccio ora? Lavoro in fabbrica al momento, anche se posso dire che mio figlio con la scuola calcio è lì a Crotone».

Un ritorno nella città rossoblù potrebbe anche rappresentare un occasione.

«Non ci penso, ma sarebbe comunque bello ritornare in una piazza che mi ha dato tanto sotto l’aspetto umano e anche calcistico, anche se sono andato via nel periodo difficile, in Serie B, nella stagione con Moriero, mi è dispiaciuto solamente non avere conquistato la promozione. Ma la dirigenza in quegli anni ha dovuto fare delle scelte».

L.V.



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