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Garzieri: «Indossare la maglia rossoblu è una emozione unica»

Michele Affidato- Banner News

Un Crotonese,  figlio di quella generazione di talenti che hanno caratterizzato tra gli anni più belli e romantici del calcio cittadino. Non dimentica le emozioni vissute indossando la maglia della propria città l’ex difensore Nicola Garzieri.

«Sono cresciuto calcisticamente tra le fila del Crotone, ho iniziato praticamente nel settore giovanile. La squadra giocava nei campionati di Serie C, parliamo della fine degli anni 70′. Ho esordito all’età di 16 anni con il Crotone che si trovava in quel periodo ad affrontare alcune vicessitudini societarie. Il tecnico era Maifredi e devo dire che esordire così giovane in quei campionati era molto difficile».

Un cammino da calciatore che è cresciuto di pari passo con la società.

«Abbiamo vinto tutti i campionati arrivando fino all’Interregionale, era l’inizio degli anni 80′ e potevamo contare su una squadra ben assortita e ricca di crotonesi: oltre a me c’erano anche De Paola e Fico».

Una carriera proseguita lontano da Crotone prima di farci nuovamente ritorno.

«Si, successivamente giocai con l’Afragolese, poi Casertana e poi Catania formazione che militava in cadetteria. Quando si stava per proporre per me il nuovo salto di categoria e l’approdo in Serie A, ebbi un brutto infortunio ai crociati, anteriore e posteriore, e devo dire che quell’episodio chiuse la mia carriera, per lo meno di alto livello. Tornai a Crotone e per via di nuovi problemi societari andai Potenza e dopo Battipaglia dove mi ruppi l’altro ginocchio, prima di fare rientro ancora a Crotone, erano i primi anni della famiglia Vrenna e il tecnico era Corigliano».

Tante gare disputate tutte belle vista la maglia della propria città sulle spalle.

«Non sceglierei una gara ma una stagione, quella di Serie C, 1990-1991 con il tecnico Gagliardi. È stato un campionato positivo e ben giocato».

Da cittadino crotonese che emozione ha concesso vedere la gente della sua città tifare per lei?

«Una emozione favolosa, per un crotonese indossare la maglia della propria città è la cosa più bella che possa capitare. I tifosi erano fantastici e più calorosi di quelli di adesso. La televisione e la pubblicità oggi ha reso questo sport più commerciale e meno romantico, in quelle stagioni il calcio era una forma di protesta e di identificazione dell’essere in se per se crotonesi. Abbiamo una grande storia calcistica e sportiva che spesso ci dimentichiamo».

Il Crotone è negli ultimi anni approdato in Serie A, se lo sarebbe mai immaginato?

«Me lo sarei augurato, è sempre stato un sogno. Per come però si è evoluto il calcio moderno tutte le squadre con forza di idee e organizzazione può ambire a questi risultati. Ovviamente la società attuale è stata capace di arrivare a risultati inimmaginabili in modo graduale, crescendo negli anni, una caratteristica che non è tipica di tutte le società che hanno raggiunto questi traguardi».

Una corsa salvezza che sta entrando nel vivo…

«Lo scorso anno sono stato contento della salvezza ma rimango un amante del calcio. Ritengo un buonissimo tecnico Nicola che ci ha portato alla salvezza però con Zenga ho rivisto una squadra che mostra un calcio più propositivo. Potremmo dire che il Crotone di Nicola era più basato sulle emozioni mentre quello di Zenga si punta sulla tecnica e sulle idee di gioco, due filosofie che spero possano portare gli stessi risultati».

Riuscirà il Crotone a salvarsi?

«Secondo il mio punto di vista ci potrebbe riuscire, sicuramente ha molte più possibilità dello scorso anno. Va comunque fatto notare che se nel precedente campionato la lotta era di questi tempi tra Crotone ed Empoli ora ci sono più formazioni che potrebbero in un paio di giornate rientrare in questa lotta. Quando ci sono più squadre a lottare, in genere il campionato diventa più bello e imprevedibile e chi acquisisce margine ne può trarre vantaggio».



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